Friday, July 20, 2012

Rifugiati, lo Stato non paga da gennaio: «Pronti alla protesta»


SAN MARTINO. Un debito di quasi un milione di euro. È quello che lo Stato ha con gli alberghi e le strutture che ospitano da oltre un anno i richiedenti protezione internazionale fuggiti attraverso il Mediterraneo, su quei barconi che spesso lasciano le loro vittime in mare. «Con Camera di commercio e Prefettura di Pavia stiamo cercando di trovare un modo perché le banche anticipino i soldi dovuti dallo stato alle strutture che rischiano grosso, come quando sono gli enti locali a pagare in ritardo», spiega il sindaco di San Martino Vittorio Barella.
Ma la burocrazia ha i suoi tempi. «Dovrebbero pagarci a 60 giorni, da contratto – sbotta Carlo Gatti, titolare del Petit hotel Giannino di San Martino – Noi stiamo anticipando i soldi per il mantenimento dei rifugiati allo Stato, che non ci paga: loro, però, mangiano tutti i giorni, ritirano il buono da 2,50 euro ogni giorno, hanno bisogno di prodotti per l’igiene. Se non ci pagano, noi e i sindaci, non solo della provincia di Pavia, siamo pronti alla protesta: cosa accadrebbe se li riportassimo tutti davanti alle questure?». Lo Stato deve ancora pagare per marzo, aprile, maggio, giugno le spese per il mantenimento, circa 42 euro al giorno per ognuno di loro. E gli albergatori hanno iniziato a bussare agli uffici della prefettura di Pavia, anche se a pagare, in realtà, è quella di Milano.
Il Petit hotel Giannino ospita 31 profughi da aprile dell’anno scorso e dallo Stato, facendo due rapidi calcoli, deve ancora ricevere quasi duecentomila euro. Poi ci sono lo Zenit di Voghera, il Paradise a Villanterio, la casa famiglia di Cecima, l’Italia a Gropello Cairoli, La Castellana a Castello d’Agogna, il Bel sit a Mortara, la Coop Faber a Palestro, la casa del Giovane, Villa Meardi a Voghera, Villa Ticinum, l’Alò alò a Casteggio. Mentre a Robbio e Santa Maria della Versa, si dice anche a causa dei continui ritardi nei pagamenti, gli alberghi hanno cambiato gestione, e i rifugiati non li ospitano più.
I profughi della guerra in Libia attendono ancora di sapere quale sarà il loro destino, c’è chi ha visto la pratica rigettata e ha fatto ricorso, chi invece ha ottenuto lo status di rifugiato e se n’è andato dalle strutture. La Protezione civile li hanno iscritti alle liste di disoccupazione, mancano solo quelli alloggiati a Palestro, ma non c’è ancora un progetto per l’inserimento lavorativo, «e per chi a malapena conosce l’italiano – fanno notare gli albergatori e i volontari delle associazioni – È difficile avere qualche chances». Allo Zenit di Voghera i titolari dell’albergo hanno sondato le disponibilità di alcune imprese della zona, sembra che qualcosa andrà in porto, ma sono iniziative isolate, lasciate alla volontà di chi vive con loro da oltre un anno.
Fonte di Notizie :Qua

1 comment:

  1. sin dalla prima volta che leggete o sentite questa notizia.chiedetevi:rifugiati negli alberghi?ma non è così coma sembra.I rifugiati non decidono dove vivono fino a quando i documenti sono rilasciati,ma lo fa il governo.Dopo i documenti,sono buttati fuori.Il massimo tempo per l'accoglienza è 6 mesi.E poi inizia il viaggio dell'incertezza.

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